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Vibrazioni al Sè

2025-04-13 11:23

Giuliano

PSICOLOGO, evoluzione della coscienza, vibrazione e coscienza, coscienza cosmica, spiritualità incarnata, corpo come universo, risveglio interiore, corpo vibratorio, consapevolezza frattale, essere cosmico, materia e coscienza, spiritualità sistemica, filosofia del corpo, trasformazione interiore, coscienza come campo, ascolto sottile, frequenze interiori, universo interiore, biologia spirituale, incarnazione del sé, risonanza interiore, spiritualità scientifica, corpo e universo, umanità evolutiva, sé come campo, sentire cellulare,

Siamo vibrazioni divenute coscienti: l’evoluzione interiore è un ritorno alla risonanza tra materia, energia e consapevolezza.

All’inizio non c’era un uomo, non c’era un pensiero, non c’era nemmeno un organismo. All’inizio c’era soltanto vibrazione. Oscillazione pura. Energia in cerca di forma. Non parole, non immagini. Solo frequenza, ritmo, tensione e rilascio. In quella primissima danza dell’esistere, senza occhi che potessero guardarla, senza nomi da apporre, l’universo già c’era, in potenza. E in quel fremito senza confini, ogni cosa era già implicita: la materia, il tempo, la coscienza, il dolore e la bellezza.

L’evoluzione non ha mai smesso di danzare. È passata dal plasma primordiale alle stelle, dalle stelle alla materia, dalla materia alla vita. Non per un piano, non per uno scopo fisso, ma per una sorta di desiderio silenzioso d’integrazione, di complessità, di consapevolezza crescente. E dentro questa evoluzione, che non è lineare ma spiralica, fatta di salti, cadute, errori e intuizioni, siamo nati anche noi. Non come estranei, ma come continuazione cosciente di quella danza primigenia.

Ogni molecola del nostro corpo è un frammento di stelle. Ogni sinapsi è un’eco chimica di legami antichissimi. Ogni atomo che ci compone è stato già parte di una nube, di un sasso, di una pianta, di un altro essere. Siamo l’incontro tra storia cosmica e biologia terrestre. Ma soprattutto, siamo l’apertura di un varco: un punto in cui l’universo ha iniziato a sentirsi.

L’uomo non è l’apice dell’evoluzione, ma un punto di svolta. Un luogo mobile in cui la materia si fa domanda, si fa stupore, si fa dubbio. Siamo creature attraversate da forze che ci precedono. E siamo anche capaci, in un gesto raro e prezioso, di guardarci da dentro, di accorgerci di noi stessi. Ma questa coscienza non è un premio, è una responsabilità: perché ora che possiamo vedere, è il momento di imparare a sentire davvero.

Non siamo mai stati soli. La coscienza non è nata con l’Io. Non è apparsa per magia nei cervelli umani. Era già lì, come campo, come risonanza, come eco di relazioni. La cellula più semplice sente il proprio ambiente. Un organismo unicellulare cambia direzione se percepisce una fonte di nutrimento. Lì, in quell’istinto primitivo, c’è già un barlume di esperienza. Un senso di alterità. Una risposta.

Man mano che la complessità aumenta, aumenta anche la capacità di differenziare, di ricordare, di immaginare alternative. E alla fine emerge la coscienza riflessiva: la facoltà di non solo sentire, ma di sentire che si sta sentendo. E qui comincia un altro capitolo. Perché da quel momento, l’essere umano può partecipare consapevolmente all’evoluzione stessa. Non solo subirla. Non solo adattarsi. Ma creare.

Eppure, questo potere è fragile. Perché quando ci si guarda da troppo vicino, ci si perde. Quando l’Io crede di essere tutto, dimentica le radici. Quando si isola nel pensiero, smette di ascoltare la vibrazione. L’uomo moderno è un essere potentissimo, ma spesso disintonizzato. Conosce le leggi della fisica quantistica, ma ignora il proprio respiro. Riesce a costruire intelligenze artificiali, ma fatica a dormire in pace. È il paradosso di un universo che ha imparato a riflettere, ma ha dimenticato come fluire.

La vera evoluzione oggi non è più tecnica, ma interiore. Non più esterna, ma profondamente incarnata. Abbiamo esplorato il cosmo, ora dobbiamo esplorare la nostra composizione cosmica. Non basta più sapere di essere polvere di stelle. Serve sentirlo. Serve accorgersi che ogni battito del cuore è l’eco di miliardi di anni di pulsazioni primordiali. Che ogni pensiero è figlio di correnti chimiche che un tempo scorrevano nei fiumi della Terra antica.

E allora la domanda si fa intima: Come posso partecipare a questa evoluzione senza dimenticare chi sono? Come posso sentire ogni mia parte come figlia del Tutto? La risposta non può essere teorica. Deve essere vissuta. È un cammino di ascolto, di disidentificazione dalle maschere dell’ego, di risveglio del corpo come coscienza incarnata. Il corpo non è un veicolo. Non è un contenitore. È parte dell’intelligenza universale. Anzi: è la manifestazione locale dell’intelligenza del Tutto.

Ogni cellula del nostro organismo si comporta come un essere relazionale. Riceve segnali, risponde, collabora. Anche il DNA non è un programma fisso, ma un campo di possibilità che si attiva e si modula in base all’ambiente. La biologia stessa ci sta dicendo che non esiste un sé isolato. Che l’identità non è un punto, ma una relazione in atto. Siamo esseri frattali, composti di parti che sono sistemi, a loro volta fatti di sottosistemi, in una danza infinita di gerarchie e risonanze.

In questo senso, il "Sé" è un campo, non un centro. Non è un trono, ma un fluire. È la qualità emergente che sorge quando le parti si accordano, quando il corpo, la mente, l’emozione e la memoria cominciano a dialogare. Quando le tensioni si sciolgono, non perché eliminate, ma perché integrate. Quando anche il dolore trova posto nel canto, e smette di gridare.

Il cammino verso il Sé è un cammino verso casa. Ma è una casa che non si trova in un luogo, bensì in un modo di stare. Quando ogni parte del tuo essere si sente accolta, la coscienza si espande. Quando l’Io smette di imporsi e comincia ad ascoltare, il sistema si armonizza. E in quell’armonia, emerge una nuova forma di intelligenza. Non quella lineare, logica, analitica. Ma quella analogica, simbolica, intuitiva. La coscienza che vibra.

La vibrazione è la chiave. Ogni organismo, ogni cellula, ogni emozione ha una frequenza. Quando due frequenze entrano in risonanza, si rafforzano. Quando sono dissonanti, si respingono o si rompono. Il nostro compito, allora, non è costruire qualcosa da zero, ma accordare ciò che già c’è. Imparare ad ascoltare le frequenze sottili. Accorgerci quando qualcosa vibra fuori fase. Offrire al nostro sistema l’opportunità di ritrovare la musica perduta.

Questa musica non è un lusso spirituale. È una necessità evolutiva. Perché se il corpo non vibra in coerenza, anche la coscienza si offusca. Se la mente mente al corpo, il sistema si difende. E si difende tornando indietro: verso schemi arcaici, ripetitivi, automatici. L’evoluzione, allora, si blocca. Non perché manchino le risorse, ma perché manca la risonanza.

In un certo senso, guarire è questo: ripristinare la coerenza vibratoria tra le parti. Riattivare la memoria di un’unità che non va creata, ma ricordata. Non è un ritorno al passato, ma un ritorno all’origine dentro il presente. Un ascolto così profondo da diventare trasformazione.

Molti cammini interiori parlano di risveglio. Ma cosa si risveglia davvero? Forse si risveglia la parte di noi che ha sempre saputo di non essere sola. Che ha sempre sentito la vibrazione dell’esistenza come propria. Che ha sempre desiderato abbandonare la maschera dell’individuo separato per danzare nel coro cosmico. Quel risveglio non è solo spirituale. È anche fisiologico. È anche cellulare. È anche terrestre.

Siamo creature cosmiche in un corpo di carne. E questa carne è sacra. Questa carne è memoria. Questa carne è coscienza che pulsa, che ama, che soffre, che vibra. E allora tutto cambia. Perché non si tratta più di cercare risposte fuori. Si tratta di ascoltare il battito originario dentro ogni istante. Di sentire il silenzio tra le parole. Di percepire il campo che tiene insieme ogni gesto.

Il futuro dell’evoluzione non è fuori di noi. È nel modo in cui ci relazioniamo con le nostre stesse parti. Con le nostre memorie. Con il nostro respiro. Se impariamo a vibrare in sintonia con la vita, ogni passo sarà una preghiera incarnata. Ogni parola, una nota. Ogni relazione, un ponte tra mondi. E in quel canto corale, l’universo continuerà a evolvere. Non più come cieco meccanismo, ma come gesto d’amore consapevole.

Ogni giorno, hai l’opportunità di risuonare. Di scegliere cosa alimentare. Di chiedere al tuo corpo: cosa vuoi dirmi oggi? Di guardare ogni tua emozione come una vibrazione da ascoltare, non da correggere. Di accogliere ogni parte, anche quella che grida, come parte del tuo canto. E allora, forse, potrai scoprire che sei l’universo che si ricorda di sé stesso. Una vibrazione che ha imparato a dire: "io sono".

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