...lottare per un ideale è per certi versi una nobile motivazione e condotta. Ma tale sforzo e tale lotta occorre non sia nel segno di una inconscia divisione e discriminazione, dell annichilimento dell' altro e di atteggiamenti irrispettosi ed annullanti al cospetto di coloro che abbiamo di fronte.
Di quale ideale parliamo? Dove conduce? A chi offrirà opportunità di esprimere la ricerca per nuove traiettorie di pensiero e per nuovi valori? Porterà all' incontro o all' allontanamento? Porterà a maturare strumenti per riconoscere sempre più l umanità in noi? Porterà a saper far tesoro di diversità come occasione di reciproca collaborazione per un orizzonte di destino dove tutti possano essere protagonisti attraverso le personali caratteristiche?
Se per raggiungere e realizzare l ideale, si vengono a reificare tendenze di discredito e di non riconoscimento, seppur solo verbali, di indisponibilità e di negazione di possibili conseguenze che portino alla scissione del corpo sociale e della psiche collettiva, non è l integrazione che perseguiamo ma una narcisistica bandiera che difenda dalle nostre paure non risolte, dalle quali cerchiamo riparo attribuendo colpe e responsabilità all' altro che non è, ad un primo disattento e fugace sguardo, in sintonia con la nostra visione del mondo. Questo non ci rende migliori ma solo peculiarmente divisori.
Se l "energia" non circola, se le idee tendono a restare imprigionate in sacche di ristagno e di campanilismo, di autocelebrata superiorità intellettuale (seppur ipoteticamente possibile), se l atteggiamento non abbraccia la compassione e lo spirito della valorizzazione del nuovo da sé, partendo dal nostro continuo divenire fino al prossimo incontro, stiamo servendo, nostro malgrado, le forze disgreganti della natura. Esse sono pur sempre ad essa funzionali al rinnovamento, ma ci stanno avvertendo che se vogliamo contribuire al bene ed al bello è nella relazione e nello scambio, nella disponibilità ad accogliere e offrire che genereremo occasione per strutturare forza e coesione, nell armonia che ci insegnerà a comprendere ogni forma di diversità, senza temerla ma riconoscendo Tutto ciò come un dono, sia le debolezze che le potenzialità. Non tutti siamo in contatto con noi stessi, con le nostre profondità, con l inconscio dinamico e cangiante. Neppure sappiamo quanto profondo e promettente sia l esplorazione né quanto dialogo con parti di noi è realmente favorito nelle intenzioni. Alcuni neppure sanno di potere tutto ciò e ignorano. Ma chi ha fatto esperienza abbia amore piuttosto che astio verso chi è ignaro e distante da sé. Che i momenti di delusione e smarrimento ci rendano più compassionevoli e dediti alla tenerezza reciproca piuttosto che aggressivi, perché è nel comune senso dell evolvere che realizziamo una umanità più promettente.