Il mondo della ricerca scientifica ha un aspetto translucido, dove chi ne sente parlare viene avvolto da dichiarazioni, eventi, fatti e risultati di misurazioni a volte ammantati di divina indiscutibilità. Ma spesso esiste una distanza fra il cittadino e la collettività e il mondo dell' esplorazione scientifica. E' possibile o credere fideisticamente a ciò che ci viene detto e riferito oppure affidarsi, nella migliore delle ipotesi, a intermediari, come potrebbero essere i giornalisti scientifici, che traducono e riportano al mondo laico i territori della conoscenza appena scoperti con un linguaggio tale per cui possano suscitare nei curiosi un senso e magari anche una contestualizzazione in cui essere praticati e spesi.
Il mio lavoro è distante dalla ricerca per come viene intesa attualmente. Si può però fare ricerca in tanti modi. In tante discipline con codici disciplinari e modalità che differiscono fra le aree scientifiche e quelle umanistiche e fra le singole aree in esse collocate. Un collega ai tempi dell' università, un ragazzo di una decina di anni più grande di me, mi mostrava sempre e con un certo rado di entusiasmo che la ricerca sarebbe potuta e può essere compiuta con strumenti meno sofisticati, e la chiamava ricerca "povera", quella nella ricerca del sociale, più di tipo qualitativo e correlazionale, ma dei cui risultati saremmo stati benedetti se solo la filiera di esploratori indipendenti fosse stata più nutrita ed interessata.
Negli anni ho sperato in qualche modo di inserirmi in sentieri che mi conducessero verso situazioni dove fosse condotta investigazione scientifica, magari in enti rispettabili seppur a titolo gratuito. Purtroppo l' ingenuità è compagna di viaggio che insegna molto. Ma anche l' entusiasmo, la creatività e la Volontà, tanto cara ad Assagioli, aiutano a immaginarsi, progettarsi e provare a costruirsi un percorso seppur in solitaria verso territori condivisi con pochi e forse compresa da ancor meno nel suo risvolto pratico e pragmatico da offrire alla comunità.
Cionondimeno da anni ho avviato, seppur in solitaria, un percorso di ricerca abbinando l' indagine psicologica a quella neuropsicologica e psicobiologica mediante l' uso di strumenti come il neurofeedback e il biofeedback (che sono molto simili) guidati da pratiche di meditazione come la coltivazione dello stato di mindfulness e le varianti che partecipano a questo paradigma meditativo come samatha, vipassana, anapanasati, metta e ho' oponopono queste ultime due come mantra in aggiunta.
Proprio recentemente ho iniziato a studiare concretamente, attraverso l' uso della neurotecnologia, l' importante connessione fra dimensione somatica e la dimensione psicologica, osservando attraverso i risultati raccolti dalle esperienze condotte quanto l' attenzione direzionata verso il corpo sia importante se non fondamentale per coordinare e riorganizzare le oscillazioni cerebrali. Viene da pensare che per riarmonizzare le energie del sistema nervoso si debba usare le funzioni mentali; in parte è così ma ribilanciare le correnti corticali col pensiero è cosa ardua se non quasi impossibile. I miei studi mi stanno però mostrando che è possibile agire in modo indiretto.
Provo a spiegare meglio.
L' esperienza era così organizzata.
Una fascia respiratoria era applicata al petto con lo scopo di monitorare la corsa del respiro e poterla gestire consapevolmente grazie al tracciato presente sul monitor.
Un pletismografo raccoglieva i segnali delle pulsazioni dell' onda sfigmica e li mandava ad un software Biograph Infiniti nel pc, lo stesso a cui giungeva la traccia del respiro. Il software presenta uno schermo dove si possono vedere entrambe le tracce e offre dei valori numerici che riferiscono quanto le due attività fisiologiche stanno andando in coerenza (la cosìdetta aritmia seno-respiratoria o RSA). L' obiettivo è quello di mettere in armonia il tracciato cardiaco e questo può avvenire attraverso la gestione del respiro, cosa ormai più che assodata sia dalle esperienze personali e di chi pratica meditazione o yoga o tai chi, sia dalle ricerche scientifiche in particolar modo quelle che indagano l' uso del paradigma del respiro a passo lento (slow-paced breathing).
Ma anche l' immaginazione, la cosìddetta imagery, può aiutare nel calibrare e riorganizzare la pulsazione cardiaca orientando l' attenzione al centro del petto come suggeriscono gli studi dell' Heartmath Institute.
Nel frattempo ho indossato la fascia Muse S della Interaxon Inc. a quattro elettrodi per registrare l' attività corticale, fascia che possiede anche un sensore pletismo e un giroscopio per monitorare i movimenti del corpo.
L' obiettivo principale era osservare che tipo di risposte insorgessero a livello corticale durante l' esercizio respiratorio e il monitoraggio del riequilibrio cardiaco.
Ho potuto osservare che per migliorare il tracciato cardiaco era necessario una respirazione lenta, profonda e assolutamente accompagnata dalla funzione attentiva non solo al semplice respiro ma anche e soprattutto alla corsa del respiro stesso favorendo l' emergere di una sensazione generale tale per cui il respiro e la nostra essenza lentamente si confondano al punt da sembrare di stanziare nel centro del petto che lentamente si scaldava moltissimo. Inoltre per modificare il tracciarto corticale era necessario (almeno per la mia preparazione per quanto concerne la pratica meditativa) chiudere gli occhi e favorire onde alpha e theta che stanno alla base di una struttura oscillatoria di tipo meditativo tendente alla calma neuronale oltre che comportamentale.
Il MuseS forniva dati di coerenza di alcune oscillazioni cerebrali che il suo software codificava come tracciato di calma.
Non so dire di preciso come ciò avvenga, se non ipotizzando attraverso le innumerevoli informazioni che le neuroscienze forniscono sulla relazione fisiologica fra psiche, corpo e mente. Le mie risorse non mi permettono di fare indagini tanto accurate se non investigare il livello comportamentale e le correlazioni fra attività fisiologica periferica ed autonomica e attività centrale corticale attraverso paradigmi meditativi.
Questa esperienza mi ha molto colpito. Non perchè non ne conoscessi la possibilità di esistere ma perchè un conto è leggere su articoli scientifici, su libri o in racconti di scrittori che riportano le storie di monaci meditatori e un conto è farlo nella tua casa, con i tuoi strumenti e mosso dalla tua voglia di conoscere esplorare e incontrare.
Posso affermare che l' entusiasmo è davvero molto grande e non si limita alla pratica meditativa finalizzata alla ricerca di risultati ma si espande alla pragmatica funzionalità di fornire strumenti di adattamento alla vita quotidiana, coltivando giornalmente pratiche che insegnano non solo al corpo ma anche alla dimensione psicologica l' arte della testimonianza ad apprendere nuove modalità di essere, agire e percepire, ipotizzare e sperimentare.
Non è la ricerca tipica dei grandi istituti e delle pubblicazioni di grandi e blasonate riviste, ne posso fornire dati scientificamente inoppugnabili, ma la pratica rende più precisi e rafforza le capacità di saper riconoscere il messaggio globale del nostro corpo e le sue potenzialità a noi offerte nel cammino della Vita e favorisce il conoscere le possibilità che la mente umana può abbracciare partendo dall' esperienza consapevole del mettersi in gioco.
Con gratitudine.
Pratica serale finalizzata sia alla salute sia ad esplorare ulteriormente le esperienze descritte in questo articolo.
(Aggiornamento dell' articolo)
Bibliografia
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